ERIC CHAVEAU: "INNOVIAMO CON IL DESIDERIO DI RENDERE ACCESSIBILI I NOSTRI PRODOTTI"
Incontro con Eric Chaveau, Presidente di Pébéo, in occasione della 5ª edizione del concorso Mixed Media organizzato dal brand e dedicato, quest'anno, all'arte urbana. I 36 finalisti del concorso internazionale vedranno le loro opere esposte al Fluctuart, un centro di arte urbana galleggiante presso il Pont des Invalides, dal 29 maggio al 13 giugno. In questa occasione, Eric Chaveau ci racconta la storia di Pébéo, i suoi valori e la sua evoluzione.
Ci parli del marchio Pébéo.
La nostra azienda oggi ha più di 100 anni. Agli esordi eravamo dei produttori di pigmenti, da cui deriva il nome "Pébéo", la formula dell'ossido di piombo Pbo. Più avanti, a cavallo tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta, ci siamo orientati verso quelli che chiamiamo i colori fini, ovvero il settore collegato all'attività artistica educativa. Al giorno d'oggi siamo produttori di colori, con sedi in 110 paesi in tutto il mondo ed esportiamo oltre l'80% dei nostri prodotti.
Qual è il Suo ruolo all'interno di Pébéo?
Pébéo è un'azienda a conduzione familiare, io rappresento la terza generazione. Oggi presiedo il gruppo e sto preparando la quarta generazione con mio figlio.
Pébéo è un marchio francese di portata interazionale; è importante per Lei rivendicare e diffondere il know-how francese?
Il know-how della nostra azienda non è esclusivo, anzi, ci è stata conferita dallo Stato francese l'etichetta Entreprise du Patrimoine Vivante (EPV) (Impresa del Patrimonio Esistente). L'etichetta è una forma di riconoscimento del nostro know-how e inoltre rappresenta perfettamente l'immagine francese legata all'arte, alla cultura, alla moda...E poi abbiamo avuto anche la possibilità di usare un nome, Pébéo, che funzionasse benissimo a livello internazionale. Inoltre, a dirla tutta, quando ci siamo stabiliti in Cina vent'anni fa, abbiamo lavorato sul nome del marchio insieme a dei semiologi. Quindi non è stato totalmente casuale che i caratteri usati, che si pronunciano quasi come Pébéo, significhino "l'azzurro celeste d'Europa".
Quali sono i valori di Pébéo?
Naturalmente il know-how a cui abbiamo appena fatto riferimento, la qualità, ma soprattutto l'innovazione. Siamo un'azienda innovativa e credo sia questo che ci distingue dai nostri colleghi del settore. L'innovazione è un valore molto forte in azienda, che ha un approccio focalizzato sulla contemporaneità. Pébéo è stata fondata un secolo fa e da 50 anni lavoriamo in questo settore, ma è pur vero che alcuni nostri competitor sono sul mercato da 200 anni. Loro sono quindi più legati alla tradizione, mentre noi siamo orientati alla modernità e all'innovazione. Un altro valore essenziale di Pébéo è la democratizzazione delle attività. Se innoviamo, lo facciamo anche spinti dal desiderio di rendere i nostri prodotti accessibili a quante più persone possibile. L'impegno è un altro valore forte nell'azienda. L'impegno delle squadre di lavoro, ma anche quello rivolto all'internazionalizzazione e, al giorno d'oggi, allo sviluppo sostenibile. Stiamo lavorando soprattutto all'innovazione di prodotti ecologici, tenendo conto dell'impronta di carbonio prodotta durante i processi di imballaggio...L'azienda ha messo in atto una vera e propria strategia in tal senso.
Ci parli del concorso Mixed Media. Cosa c'è dietro la creazione di questo concorso?
Il concorso è nato 5 anni fa in Inghilterra. Il nome "Mixed Media" viene dal vasto catalogo di Pébéo, che va ben oltre i tradizionali prodotti Belle Arti e comprende anche i nostri "colori speciali", utilizzati soprattuto nel tempo libero creativo. Al giorno d'oggi agli artisti piace mescolare, innovare...Vorremmo che realizzassero delle opere utilizzando strumenti diversi dalla pittura ad olio e dall'acrilico grazie all'insieme di prodotti proposti da Pébéo. Pertanto l'idea era di promuovere il nostro ricco catalogo con il riconoscimento dei consumatori e un Premio in progressivo aumento. L'anno scorso il primo premio è stato assegnato a un'artsta americana, il secondo a una giapponese e il terzo a un russo, il che è abbastanza rappresentativo dell'aspetto internazionale della competizione.
Perché per questa 5ª edizione è stata scelta l'arte urbana?
Anche in questo caso l'arte urbana e la promozione della street art degli ultimi anni rientrano nella modernità che perseguiamo. Questa scelta è ovviamente legata alla partnership che abbiamo con Fluctuart perché se il concorso si è svolto a Londra negli anni precedenti, l'idea per questa edizione era di avere a Parigi un tema in linea con il posizionamento di Fluctuart. Inoltre, al giorno d'oggi l'arte urbana è un riferimento per artisti e giovani artisti, è a loro che si rivolge.
L'anno scorso avete invitato artisti come Said Dokins, ILK; è importante per voi associare gli artisti a Pébéo e renderli ambasciatori del brand?
Assolutamente sì. È un approccio su cui puntiamo sempre di più. Penso che sia assolutamente positivo che siano ambasciatori riconosciuti a rappresentare un marchio. Infatti, ad integrazione del concorso dell'anno scorso sono state esposte a Shoreditch le opere dipinte sui muri da Said Dokins e ILK in collaborazione con Franck Pelligrino. Attraverso la ricca gamma di prodotti che offriamo, stiamo cercando un certo numero di ambasciatori che li utilizzino e rappresentino il brand .
Lei è socio di Fluctuart; collabora spesso con le istituzioni artistiche o i centri culturali? Perché?
Sì, lo abbiamo sempre fatto. È un modo per l'azienda di ancorarsi al proprio territorio. Sono stato membro fondatore dell'associazione Mécènes du Sud e ne sono stato presidente per i primi cinque anni. Lo scopo dell'associazione era di promuovere la creazione contemporanea nella regione di Marsiglia e gli artisti del sud stabiliti all'estero. Prima ho parlato dell'importanza di rendere i nostri prodotti accessibili a quante più persone possibile e quando aiutiamo le istituzioni, lo facciamo sempre con questo obiettivo in mente. È quello che facciamo, ad esempio, con l'associazione Arts et Développement, che offre attività artistiche nelle città svantaggiate. Abbiamo anche una forte collaborazione con La Source, l'associazione creata da Gérard Garouste che lavora per il reinserimento di persone in difficoltà attraverso pratiche artistiche (teatro, pittura, ecc.). Oppure anche la Fondazione Culturespaces, che offre corsi per insegnare l'arte ai bambini piccoli. Ogni volta che aiutiamo un'istituzione o un'associazione, lo facciamo nell'ottica di promuovere le attività artistiche e renderle accessibili, come ho già detto, a quante più persone possibile.
Come avviene la diffusione del marchio nel mondo?
Credo che al giorno d'oggi abbiamo a nostra disposizione uno strumento che facilita enormemente il nostro compito: il digitale. In particolare, il nostro sito web è tradotto in nove lingue. Soprattutto i social network sono strumenti che consentono una facile diffusione, specialmente se paragonati ai vecchi cataloghi e riviste che dovevano essere stampati ed erano al contempo costosi e poco ecologici. E poi ci sono gli ambasciatori, che abbiamo citato prima, e il contenuto, che è fondamentale. Infine, anche il concorso internazionale aiuta a diffondere questa immagine. L'idea è di far sì che cresca anno dopo anno, per diventare un vero e proprio incontro.
Come si crea il rapporto con gli utenti di Pébéo? Come identificate gli utenti e le loro aspettative?
Non soltanto abbiamo degli ambasciatori ma anche delle persone che dimostrano l'uso dei prodotti nei nostri negozi. Al momento è un po' più complicato a causa del Covid, ma di solito organizziamo delle dimostrazioni a cui partecipano i consumatori. Per identificare le loro esigenze c'è il nostro servizio clienti, che è una vera e propria miniera di informazioni, grazie al quale risaliamo a diversi aspetti del sito web o dei social network. La nostra strategia si fonda in parte sulla domanda, come ad esempio nel caso dei colori acrilici, della pittura ad olio, per i quali abbiamo risposto a un'esigenza di mercato, e in parte sull'offerta, legata all'innovazione. Seguiamo maggiormente le tendenze, il laboratorio, con innovazioni tecniche che ci permettono di sviluppare questo o quel prodotto. Possiamo dire che alimentiamo una spirale virtuosa, equilibrando la strategia basata sulla domanda con quella basata sull'offerta.
Quali sono i Suoi prossimi progetti per il brand? Ha qualche ambizione specifica per il futuro?
Quello che è successo con il Covid e con i vari lockdown ha rappresentato un vero impulso per le nostre attività. Non solo all'interno di Pébéo, ma per la professione più in generale, ed è stato un bene. Sono esplose tutte le attività da fare in casa, la musica, la pittura, la cucina, il bricolage. Si è creata una vera e propria dinamica a livello mondiale, in cui i consumatori hanno scoperto o ritrovato la passione per queste attività, avendo più tempo da poter dedicarvi. E qui ci ricolleghiamo ai valori di Pébéo; può essere un modo per evadere, per cui parliamo spesso di arte come mezzo terapeutico. Nei periodi in cui siamo più ansiosi, la pittura o la musica ci aiutano a svagare la mente. Per il marchio, al giorno d'oggi è importante poter accompagnare questo momento e farlo anche a livello internazionale, grazie all'innovazione, al sostegno dei nostri social network e dei nostri clienti. Con questo obiettivo in mente, abbiamo rafforzato il nostro personale addetto alle vendite e all'internazionalizzazione e abbiamo anche lavorato ad un nuovo sito web che verrà lanciato nelle prossime settimane. Il mondo è in costante movimento e la nostra prossima sfida è di adattarci a questa evoluzione, che ruota attorno alla comunicazione digitale e diventa sempre più importante. Nell'immediato la sfida è di adattare lo strumento industriale in modo da soddisfare la domanda. La seconda scommessa, più a lungo termine, è di garantire la continuità del progetto che mette in luce le attività artistiche e pratiche, in particolare l'arte plastica, che è il nostro settore. L'idea è quindi quella di sfruttare questo periodo positivo per il settore e supportare lo sviluppo dell'azienda.