In occasione della 5ª edizione del concorso internazionale Mixed Media organizzato da Pébéo, facciamo quattro chiacchiere con Digo Cardoso, vincitore del 3° premio.
Potresti presentarti e parlarci della tua pratica artistica?
Sono un artista autodidatta, disegno da quando ero piccolo. Nel 2001 ho scoperto nell'arte urbana un vero mezzo di espressione. Il mio lavoro è considerato un pioniere nel campo della street art a Chapecó (Brasile). Lì ho realizzato molti progetti personali, prima di trasferirmi in altre città al di là di Santa Catarina. La mia voglia di evolvermi artisticamente si nutre dello studio di nuovi materiali, supporti, e va oltre il semplice lavoro in galleria o le mostre. Credo che le esperienze, il lavoro sociale e i colori abbiano il potere di cambiare il mondo, le persone e le comunità.
Cosa desideri esprimere attraverso il tuo lavoro?
La mia concezione dell'arte ruota attorno a questa possibilità di ispirare le persone e far provare loro delle grandi emozioni, molto spesso dimenticate nel caos della quotidianità. Attraverso i miei lavori, costringo ogni persona che si ferma ad ammirare il mio lavoro, a dare la propria interpretazione personale. Questa interazione spinge le persone a cogliere il messaggio e dà loro un po' di gioia.
Quali sono le tue fonti di ispirazione come artista?
Le basi del mio lavoro sono i graffiti e la street art. Poi traggo ispirazione dalla mia routine, dai miei figli, dal folklore, dalla soggettività e dalle emozioni quotidiane. Vedere che i miei dipinti sfidano le persone, anche se solo per qualche secondo, finché non vanno via e si perdono nel caos, è il mio motore. Essere in grado di interferire nella loro routine, di sfidarle, di farle pensare. Tutto questo mi commuove. Per me, l'obiettivo è far venire il buon umore alle persone e dare il mio contributo all'evoluzione collettiva.
C'è stato uno scambio o un incontro che ha particolarmente segnato il corso della tua carriera?
È difficile sceglierne solo uno. Ogni lavoro svolto aggiunge qualcosa, ma c'è un momento che mi piace ricordare, perché proprio lì ho avuto la consapevolezza della portata di tutte le mie esperienze messe insieme. Ho quindi iniziato a comprendere l'arte urbana come un percorso verso nuovi orizzonti. Un altro momento molto significativo per me è stata la realizzazione del dipinto allo stadio Atanasio-Girardot a Medellín. Il disegno rappresenta la celebrazione dell'amicizia tra due persone (Chapecó e Medellín / Brasile e Colombia), che si sono avvicinate in seguito allo schianto dell'aereo in cui si trovavano i giocatori della squadra di calcio di Chapecó. Piangevano tutti. Momenti come questo spiccano davvero nella storia della mia carriera professionale.
Cosa ti ha spinto a candidarti per questo Premio di arte urbana?
Non sono sicuro di saperlo spiegare. Mi trovo in un momento di riflessione sui miei disegni a china. Così, quando ho visto il bando ho pensato che potesse essere una buona occasione per produrre e dedicarmi a un nuovo progetto. Chiudersi nella propria zona di comfort può essere letale. Dovremmo sempre cercare qualcosa di nuovo, nuove sfide, ed è esattamente ciò che mi ha dato il premio Pébéo.
Parlaci dell'opera che hai presentato al concorso.
Per me il viaggio ha sempre rappresentato uno scambio di culture e di saperi. Ho vissuto scambi incredibili nel 2019, che hanno cambiato la mia traiettoria. In ognuno dei miei viaggi, sono stato segnato dalla grandezza del mondo e dal numero di persone che dovevo ancora incontrare. In questo dipinto, il pesce e il corvo sono simboli di libertà. Il pesce perché può scegliere la direzione in cui nuotare, una volta in mare non ci sono muri, e il corvo perché c'è una certa forma di libertà nell'atto di volare. Uno dei pilastri del mio lavoro è il folklore, i suoi personaggi, costumi e stendardi... Questo è proprio ciò che è rappresentato al centro dell'opera. Questi due grandi personaggi simboleggiano le difficoltà, le vittorie, le tempeste, i giudizi, gli amori e tutto ciò che si affronta quando si va alla ricerca di scambi, di esperimenti. I personaggi principali sono in primo piano. Sono quelli che possiedono il sapere e la cultura e che possono trasmetterla. Infine, ci sono le incudini, che rappresentano tutti i vecchi concetti e le vecchie idee abbandonate.
Maggiori informazioni sull'account Instagram di Digo Cardoso.